
Comunione intima con Cristo
Ogni vera e feconda missione parte da una relazione viva, profonda e permanente con Gesù. I membri della Fraternità lo sanno e vogliono prendere tutti i mezzi a disposizione per mantenerla, a partire dalla Parola di Dio che rimarrà sempre la roccia su cui vogliono costruire l'edificio della loro vita, delle loro missioni e della Fraternità. Ognuno cerca di conoscere meglio questa Parola unica, leggendola, studiandola, meditandola e condividendola.
L'Eucaristia, celebrata e prolungata nell’adorazione, è un altro luogo privilegiato per approfondire la nostra intimità con Cristo. I membri della Fraternità radicano il loro cuore e la loro missione in questo mistero eucaristico, miracolo dei miracoli. I sacerdoti della Fraternità, specialmente attraverso il loro modo di celebrare la Messa, hanno una speciale responsabilità nel coinvolgere tutta la Fraternità e coloro a cui sono inviati, in un entusiasmo ed un fervore eucaristici, permettendo così che questo mistero sia veramente la fonte e il culmine di ogni evangelizzazione. Seguono il consiglio di Santa Teresa di Calcutta, co-patrona della Fraternità: «Priest of God, Celebrate this Mass as if it is your first Mass, Your last Mass and your only Mass!»[1]
Tutti i membri della Fraternità si impegnano a prendere un tempo quotidiano di orazione, di durata variabile secondo gli stati di vita e le possibilità.[2] Per tutti, questo è un combattimento, ma vogliamo tenere duro perché i frutti della fedeltà nella preghiera sono certi. Nessuna missione senza contemplazione ! L'immagine di Mosè sulla montagna illustra molto bene la posta in gioco di questo combattimento: «Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek.»[3] I membri della Fraternità si sostengono a vicenda sia nella loro preghiera personale come in altre forme di preghiera: «Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.»[4] Nessuna missione senza intercessione!
Insieme alla contemplazione e all'intercessione, la Fraternità pratica e incoraggia un altro modo di crescere nell'intimità con Gesù, e in lui con il Padre nello Spirito: la lode. Essa ha un posto importante nella spiritualità missionaria della Fraternità. Quando i 72 discepoli tornano felici dalla loro prima missione, dicendo: «'Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome', Gesù risponde loro: 'Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli.'»[5] Questa è la gioia dei missionari della Fraternità: è la gioia del Cielo, la gioia della Risurrezione: «O gioia mia, Cristo è risorto!»[6]
È anche la gioia del Buon Pastore che, avendo ritrovato la pecora smarrita, «se la mette in spalla tutto contento» e ci invita a condividere la sua gioia: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta! »[7] È la gioia di offrire a tutti coloro che sono disposti ad accoglierla la Salvezza in Gesù. L'intimità crescente con Gesù nell’orazione e la lode nello Spirito alimenta questa gioia che nulla e nessuno ci potrà togliere[8] e che costituisce un vero luogo di evangelizzazione: «Il sorriso è una rete per catturare le anime.»[9]
Con tutti questi mezzi, i membri della Fraternità mettono Gesù al centro della loro esistenza di discepoli-missionari perché è lui che ci manda ogni giorno in missione. Così, ci lasciamo inviare come i primi discepoli e come tutti quelli che hanno risposto alla chiamata di Cristo da allora. Inviati con la forza della preghiera che non smette mai di sostenere ogni missione. Senza dimenticare di riferire regolarmente al Maestro della Messe, presentandogli le persone incontrate «strada facendo» e chiedendogli di completare quello che ha iniziato in loro. La missione non ci appartiene: la riceviamo e ne rendiamo conto, felici di essere quei «servi inutili»[10] di cui il Signore vuole aver bisogno e che hanno già la loro ricompensa, quella di lavorare per il Re dei re e il Signore dei signori.
[1] «Sacerdote di Dio, celebra questa Messa come se fosse la tua prima Messa, la tua ultima Messa, la tua unica Messa!»
[2] Per i sacerdoti, i fratelli e le sorelle consacrati per la missione : un’ora al giorno.
[3] Esodo 17,11
[4] Esodo 17,12
[5] Cfr. Luca 10,17-20
[6] Era con queste parole che San Serafino di Sarov accoglieva nel suo eremo i visitatori che venivano da lui.
[7] Cfr. Luca 15,3-7
[8] Cfr. Giovanni 16,22
[9] Santa Teresa di Calcutta
[10] «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite : ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’.»(Luca 17,10)
(Dal Libro di Vita Missionaria della Fraternità)